Giacomo Leopardi. Le donne gli amori by Raffaele Urraro

Giacomo Leopardi. Le donne gli amori by Raffaele Urraro

autore:Raffaele Urraro
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978 88 222 5803 8
editore: Leo S. Olschki
pubblicato: 2008-09-14T16:00:00+00:00


CAPITOLO SETTIMO

CATERINA FRANCESCHI FERRUCCI: DA POETESSA A LETTERATA

Caterina Franceschi Ferrucci fu uno dei personaggi femminili più importanti dell’Ottocento per la sua ricca e complessa personalità, per i suoi molteplici interessi culturali e per il suo impegno sociale e politico.

Nata a Narni il 26 gennaio 1803 dal padre Antonio, medico liberale, e da Maria dei Conti Spada di Cesi, Caterina Franceschi ebbe un’educazione fortemente caratterizzata dalle idee cattolico-liberali circolanti in quel tempo e da una formazione culturale di stampo prettamente umanistico. Visse i primi due deceni della sua vita tra Osimo e Macerata al seguito del padre che in quelle località fu chiamato a svolgere l’attività di medico condotto.

Giovanissima, conseguì una buona notorietà per la sua attività di poetessa. E Giacomo stesso aveva letto alcuni suoi testi su qualche rivista e conosceva il suo nome quando Francesco Puccinotti, medico e letterato, suo amico, in una lettera del 2 aprile 1826,429 gli parla di lei come di una “letterata” e come di un’innamorata della poesia leopardiana (“Noi leggiamo spesso insieme le tue Canzoni, ed ella ci si imparadisa”). La Franceschi ha anche “volgarizzato assai bene” il De amicitia di Cicerone e, avendo saputo che lo Stella ha in programma la pubblicazione delle opere dell’Arpinate, “desidererebbe sapere quale traduzione di questo medesimo libro abbia destinato di stampare”.Giacomo le fa sapere, sempre tramite Puccinotti, di stimarla già da quando ha sentito parlare di lei e, come si è detto, di aver letto qualche suo scritto. Quanto ai programmi editoriali dello Stella, l’editore milanese è impegnato a pubblicare il “volgarizzamento” del De amicitia prodotto da un certo Del Bene, tuttavia Giacomo si dice disposto a proporgli la traduzione della Franceschi anche se bisognerà “aspettar qualche tempo prima di vederla stampata, perché le opere filosofiche saranno le ultime che si daranno in questa edizione”.430

Ciò che riveste grande importanza nel rapporto tra la Franceschi e Leopardi è la lettera con la quale egli le consiglia di abbandonare la poesia e di dedicarsi alla prosa e alla filosofia. In una lettera inviata al Puccinotti, infatti, scrive:

Io parlo qui spesse volte e sento parlare della Franceschi, che ha mossa di sé un’aspettativa grande. Se i tuoi consigli possono, come credo, nell’animo suo, confortala caldamente, non dico a lasciare i versi, ma a coltivare assai la prosa e la filosofia. Questo è quello che io mi sforzo di predicare in questa benedetta Bologna, dove pare che letterato o poeta, o piuttosto versificatore, sieno parole sinonime. Tutti vogliono far versi, ma tutti leggono più volentieri le prose: e ben sai che questo secolo non è né potrebbe esser poetico; e che un poeta, anche sommo, leverebbe pochissimo grido, e se pur diventasse famoso nella sua nazione, a gran pena sarebbe noto al resto dell’Europa, perché la perfetta poesia non è possibile trasportarsi nelle lingue straniere, e perché l’Europa vuol cose più sode e più vere che la poesia. Andando dietro ai versi e alle frivolezze (io parlo qui generalmente), noi facciamo espresso servizio ai nostri tiranni, perché riduciamo a un giuoco



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